Principale film Recensione di 'Saint Omer': un avvincente dramma giudiziario su maternità, razza e genere

Recensione di 'Saint Omer': un avvincente dramma giudiziario su maternità, razza e genere

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Guslagie Malanda in 'Saint Omer. Neon

Sulla superficie, Saint-Omer non si presenta come un film particolarmente avvincente. Dopotutto, è ambientato principalmente in un'aula di tribunale francese. Ma il film, della regista di documentari Alice Diop, è così avvincente che riesci a malapena a distogliere lo sguardo dallo schermo dopo che è finito. Diop, che ha scritto la sceneggiatura con Amrita David e Marie NDiaye, ha basato la storia su un caso reale di Fabienne Kabou, condannata per aver ucciso la sua giovane figlia lasciandola sulla spiaggia per essere trascinata via dal mare. Diop ha assistito lei stessa al processo, mentre era incinta, ed è stata così attratta dalla testimonianza che ha deciso di trasformarlo in un dramma. Sebbene Saint-Omer attinge dal processo stesso - usando dialoghi reali dall'aula - la versione di Diop è in definitiva finzione, il che la rende solo più interessante.




SAINT-OMER ★★★★ (4/4 stelle )
Diretto da: Alice Diop
Scritto da: Alice Diop, Amrita David, Marie NDiaye
Protagonisti: Valerie Dreville, Aurelia Petit, Xavier Maly, Robert Canterella, Salimata Kamate, Thomas de Pourquery
Tempo di esecuzione: 122 minuti









Il film segue Rama (Kayije Kagame), un professore di letteratura (e sostituto di Diop), che assiste al processo di Laurence Coly (Guslagie Malanga) nella città francese di Saint-Omer. Rama, che è incinta, spera di scrivere sul caso, usandolo come base per una rivisitazione moderna del mito greco di Medea. Invece, rimane estasiata dalla testimonianza di Laurence, che non è del tutto in linea con ciò che Rama si aspetta.



La maggior parte del film si svolge tra le mura dell'aula di tribunale, presieduta da una giudice donna interpretata da Valérie Dréville. Laurence dà una lunga testimonianza, guidata dal suo avvocato (Aurélia Petit), e sono quei momenti che sono più coinvolgenti e rivelatori. Malanga tiene una lezione di recitazione nei panni di Laurence, un'immigrata senegalese istruita che è rimasta accidentalmente incinta durante una relazione con un uomo bianco più anziano mentre studiava filosofia. Laurence è chiaramente in conflitto con la maternità e quando le viene chiesto perché ha lasciato morire sua figlia, risponde semplicemente: 'Non lo so', aggiungendo che spera che il processo le chiarisca le cose.

L'infanticidio è uno dei crimini più orribili che si possano immaginare, il che, ovviamente, rende lo spettatore ancora più curioso. Mentre Laurence spiega il suo passato e come è arrivata a lasciare sua figlia su una spiaggia a morire, emergono enormi domande. Come potrebbe qualcuno farlo? Quali pressioni e aspettative sono state poste sulle donne che avrebbero portato Laurence a prendere misure così drastiche? Vale la pena sacrificare i propri sogni e le proprie libertà per portare nuova vita nel mondo? Come giudichiamo una madre che non vuole essere madre?






Attraverso la lente dell'aula di tribunale, Diop esamina queste domande lungo i temi universali della maternità, della razza e del genere. Il film cammina con attenzione sul confine tra un'osservazione intellettuale astuta e una contemplazione emotivamente straziante. I suoi personaggi sono intelligenti ed educati, attingono a punti di contatto letterari e filosofici, ma c'è anche un senso di gravità che sembra un pugno nello stomaco. Osserviamo accanto a Rama, che è scosso dal processo, e ci sentiamo per Laurence, una donna che ha fatto qualcosa di insondabile. In questo modo, Diop dà a tutti un senso di umanità, anche al personaggio che ha commesso un terribile crimine.



Saint Omer, che ha vinto numerosi premi ed è nominato come miglior lungometraggio internazionale agli Independent Spirit Awards, è già uno dei migliori film dell'anno. Non lasciarti dissuadere dall'ambientazione del tribunale o dai sottotitoli. Questo è un film che tutti, ma in particolare le donne, dovrebbero vedere. È un'esperienza sconvolgente in ogni fotogramma.


Recensioni degli osservatori sono valutazioni regolari di cinema nuovo e degno di nota.

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